Roberta Cocco

Roberta Cocco, sognate in grande e non accettate i limiti imposti dagli altri

Incipit

I dati riportati dall’ultimo Rendiconto di Genere dell’INPS, febbraio 2025, rilevati nel 2023, dicono che la situazione occupazionale delle donne in Italia è certamente in miglioramento, ma ancora molto critica rispetto alla media dei paesi europei (52% occupazione donne, 70% occupazione uomini, divario di genere del 18%).

Come riporta l’ISTAT (dati 2023) c’è un gender gap soprattutto nel settore digitale, sia come competenze che come tasso di occupazione, soprattutto riguardo alle donne over 40 anni.

Donne con meno competenze digitali degli uomini, lo svantaggio è di 3,1 punti percentuali; bassa quota nelle professioni ICT (solo il 15,7%) e sotto la media Ue; le laureate in materie ICT sono solo lo 0,3% contro l’1,2% degli uomini. La presenza femminile nel settore è ancora modesta, stando al quadro tracciato dall’Istat nell’ultimo report ‘Decennio digitale e capitale umano: il ritardo dell’Italia nelle competenze’ riferito al 2023.

Al fatto che l’Italia, per competenze nel settore si collochi 10 punti sotto la media europea, si aggiunge dunque il divario di genere, che permane nonostante la volontà dell’Europa di ridurlo. La stessa Europa chiede di investire di più nelle politiche a favore delle donne in questo campo, investimento che, peraltro, sarebbe molto conveniente, anche nell’ottica di colmare il mismatch. Secondo un rapporto McKinsey del 2022 si stima che se l’Europa potesse raddoppiare la quota di donne nella forza lavoro tecnologica portandola a circa il 45%, ovvero circa 3,9 milioni di donne in più entro il 2027, sempre secondo McKinsey, potrebbe colmare questo divario di talenti e beneficiare di un aumento del Pil compreso tra 260 e 600 miliardi di euro. (Sole 24 ore)

Come commenta Roberta Cocco, Esperta di Trasformazione Digitale al femminile, Docente Universitaria, board member questi dati relativi all’occupazione delle donne nel settore digitale in Italia

I dati fotografano una realtà che da anni denunciamo: la presenza femminile nel digitale resta marginale, nonostante il valore evidente che le donne portano. Solo il 15,7% delle professioni ICT è occupato da donne, e le laureate in materie ICT sono appena lo 0,3% (ISTAT, 2023). Questo è un freno non solo per le donne, ma per l’intera economia. Secondo McKinsey, raddoppiare la presenza femminile nella forza lavoro tech porterebbe fino a 600 miliardi di euro in più al PIL europeo entro il 2027. Questa è assolutamente un’urgenza competitiva. Il talento femminile è un capitale sottoutilizzato e colmare il gender gap significa anche aumentare occupazione, sostenere le famiglie e favorire innovazione. L’inclusione su questo particolare tema è un dovere sociale e una scelta strategica di cui tutti dobbiamo essere consapevoli.

Pensa che progetti finalizzati al sostegno della formazione nelle materie STEM e dell’occupazione nel settore ICT delle donne siano utili e in quale misura?

Non solo sono utili: sono indispensabili. Senza investimenti su orientamento e formazione femminile nelle STEM non ridurremo mai il gender gap. Nella mia carriera, ho promosso molti progetti che avevano l’obiettivo di cerare maggiore consapevolezza sul valore che le competenze digitali offrissero alle donne, sia nella sfera professionale che personale. Tra questi ricordo con particolare piacere futuro@lfemminile, Nuvola Rosa, STEMintheCity. È sempre più necessario offrire alle giovani donne percorsi di formazione e carriera chiari e modelli raggiungibili a cui ispirarsi.  E il mondo dell’impresa deve fare la propria parte sviluppando alleanze tra aziende, istituzioni e terzo settore. Iniziative come quelle di Valore D, Fondazione Bellisario, Women&Tech e tante altre stanno dando risultati concreti. Più donne qualificate in digitale significa più occupazione stabile, più autonomia economica, più crescita per il Paese. Per ogni punto percentuale in più di donne occupate, il PIL può crescere di circa lo 0,2% (fonte: Banca d’Italia). Non è solo equità, è sviluppo economico.

Quali strategie e politiche possono migliorare il coinvolgimento delle donne, particolarmente se in situazione di marginalità (es. background migratorio, difficoltà socio-economica, disabilità e malattia), nella formazione digitale, anche più specialistica?

Per includere le donne più fragili servono politiche integrate e di prossimità. Non basta offrire corsi: bisogna rimuovere ostacoli concreti come accesso economico, orari flessibili, supporto per figli o caregiver. E serve una rete. Collaborazioni tra aziende, enti locali e associazioni come Fondazione Mondo Digitale o Digital Mamma permettono di portare la formazione dove serve. Programmi di re-skilling e mentoring mirato, anche nelle periferie o per donne migranti, sono essenziali. Ogni donna che acquisisce competenze digitali diventa un moltiplicatore sociale: sostiene la famiglia e partecipa attivamente alla crescita economica e comunitaria.

Quali strategie e politiche possono migliorare il tasso di occupazione femminile nel settore tecnologico?

Il cambiamento passa da orientamento precoce, formazione continua e politiche attive del lavoro. Servono incentivi per le imprese che assumono donne in ruoli tech, politiche fiscali per chi concilia lavoro e cura, e piani di diversity management concreti. La cultura aziendale deve cambiare: le donne non devono solo entrare, ma restare e crescere. Iniziative come quelle di In the BoardRoom – progetto dell’associazione Valore D  – che offre una formazione completa per donne che vogliono entrare nei Board sono molto utili per l’equilibrio di genere nella governance delle organizzazioni. Inoltre più donne nel digitale significa anche più innovazione: i team misti performano meglio e prendono decisioni più sostenibili. Non è solo una battaglia femminile, è una questione di futuro per tutti.

Quale messaggio vorrebbe dare alle giovani donne che si affacciano al mondo del lavoro?

Sognate in grande, e non accettate limiti imposti dagli altri. Le tecnologie non sono riservate agli uomini: sono uno strumento di libertà. Il digitale può darvi indipendenza, creatività, carriera.
Trovate modelli di riferimento che possano ispirarvi, ma diventate anche voi un esempio per le persone che vi stanno intorno. E se vi dicono che “non è un mestiere da donne”, rispondete con i fatti. Ogni volta che una donna entra nel tech, apre la strada ad altre. Il futuro ha bisogno della vostra competenza, visione e leadership. Il posto giusto non esiste: va costruito, con passione , tenacia e determinazione. E voi siete già capaci di farlo.